Parigi non vuole un accordo al ribasso sulla pesca ma si tratta a oltranza in vista del Consiglio europeo di giovedì. Per Downing Street la prospettiva di una svolta “si sta allontanando”. Anche Berlino vuole un’intesa ma “non a ogni costo”.

I negoziati post-Brexit tra Ue e Gran Bretagna sono alla paralisi. Le parti hanno raggiunto il limite delle proprie concessioni e nessuna sembra soddisfatta dell’esito. E se il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, dovesse arrendersi nella speranza di evitare un collasso economico, gli Stati europei hanno fatto capire chiaramente che un accordo al ribasso non sarà approvato. La Francia è pronta a ricorrere al veto pur di non scontentare i propri pescatori.

“Ci opporremmo a un accordo che non va bene”, ha chiarito il sottosegretario francese agli Affari europei, Clement Beaune, a Radio Europe 1. Con il veto? “Sì. Ogni Paese ha il diritto di veto”, ha ammonito. La Francia farà la sua “valutazione” di un possibile testo, ha chiarito. “Lo dobbiamo ai francesi, lo dobbiamo ai nostri pescatori e ad altri settori economici”, ha sottolineato Beaune che ha ribadito – com’è ormai evidente – che il rischio di un mancato accordo “esiste”. “Dobbiamo prepararci”, ha allertato.

La pressione sui negoziati, giunti all’ultimo rettilineo, riflette la crescente preoccupazione di Parigi di vedere l’Ue ammettere troppe concessioni ai britannici per paura di un “no deal” il 31 dicembre, la deadline con Londra. E l’apprensione, secondo quanto riferiscono le fonti diplomatiche, è condivisa da altre capitali, tra cui Roma, Madrid, Bruxelles e Copenaghen. “Non vogliamo rimanere bloccati in una relazione squilibrata per decenni a venire”, è il timore.

Tuttavia la Germania, che ha la presidenza di turno dell’Unione, e la Commissione europea, vorrebbero premere sull’acceleratore verso l’accordo. “Ci sono linee rosse, ma c’è ancora spazio per il compromesso”, ha spiegato il portavoce di Angela Merkel. Assicura però che Berlino non ha alcuna intenzione di accettare un accordo “a qualunque prezzo”. “Resisteremo fino all’ultimo momento, l’ultimo secondo di questo processo, per garantire l’unità tra di noi”, ha assicurato da parte sua il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. I risultati degli ultimi colloqui potrebbero essere presentati dalla Commissione alle capitali “nelle prossime ore o giorni”, ha aggiunto Michel. Gli Stati membri prenderanno quindi una posizione “a seconda di ciò che sarà sul tavolo”.

Il 10 e l’11 dicembre a Bruxelles è previsto un vertice europeo che riunisca in presenza i leader dei 27 e potrebbe essere decisivo. Barnier, a Londra dall’inizio della settimana, andrà avanti con i negoziati per tutta la giornata, saltando anche un punto di aggiornamento che era previsto nel pomeriggio con gli Stati membri. Gli europei vorrebbero raggiungere un accordo entro la fine del weekend, condizione perché venga ratificato in tempo dal Parlamento europeo per entrare in vigore il 31 dicembre. Data in cui i britannici, che hanno ufficialmente lasciato l’Ue il 31 gennaio, smetteranno di adottare gli standard europei.

“Manca pochissimo tempo. Siamo a un punto difficile dei negoziati”, ha ammesso il premier britannico, Boris Johnson. Ovviamente anche lui ha avvertito che Londra non accetterà “un accordo che non rispetta i principi fondamentali della sovranità”.

Senza un accordo per disciplinare le relazioni dal primo gennaio, Regno Unito e Ue commerceranno secondo le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, quindi con tariffe e quote, correndo il rischio di un altro shock economico che si somma a quello della pandemia di Covid. Tre punti bloccano ancora la conclusione di un accordo: l’accesso dei pescatori europei alle acque britanniche, le garanzie richieste a Londra in termini di concorrenza e le modalità di risoluzione delle controversie nel futuro accordo.

(Fonte: AGI)

(Foto: www.express.co.uk)

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