Il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Frosinone, l’arch. Elio Noce, in merito alla proposta di installazione di un biodigestore sul territorio, ha indirizzato il proprio parere tecnico contrario, in materia di valutazione sull’impatto ambientale, alla Regione Lazio (politiche ambientali e ciclo produttivo dei rifiuti), oltre che al Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale del Lazio, all’ufficio rappresentante unico e ricostruzione (conferenze di servizi), alla Provincia di Frosinone, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (Segretario Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il Lazio), e alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone, Latina e Rieti.
La stessa nota è stata indirizzata anche al Ministero dell’ambiente e tutela del Territorio e del Mare (Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque), all’Arpa Lazio, alla Asl di Frosinone, all’ Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, al Comando Provinciale dei Vigili Del Fuoco, al Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Frosinone e, per conoscenza, al Rappresentante Unico delle Amministrazioni Statali, alla Prefettura di Frosinone, ai comuni di Ceccano e Patrica e al privato proponente la realizzazione dell’impianto. Nel parere del dirigente del Comune di Frosinone si rappresenta che: “Alla luce delle note acquisite da parte di alcuni associazioni territoriali e delle illustrazioni ed informazioni fornite da parte dell’operatore privato, oltre che in considerazione delle valutazioni emerse nel corso della riunione della Commissione Consiliare dell’Ambiente del Comune di Frosinone, non si ritiene, in via preliminare, che si possa esprimere parere positivo rispetto alla localizzazione dell’impianto di produzione di biometano nella città di Frosinone ed, in particolare, nell’area indicata dal proponente.
A ciò si aggiunga che la frazione di rifiuto organico prodotto dal Comune di Frosinone, anche secondo le indicazioni del proponente, rappresenterebbe una percentuale inferiore al 10% di quella dei rifiuti organici lavorati all’interno del nuovo impianto, ammontante a circa 50.000 tonnellate annue e, dunque, ben al di sopra della necessità del fabbisogno territoriale, anche rispetto alla cosiddetta area vasta”.
“Inoltre – ha concluso il dirigente, arch. Noce – ad oggi non risultano modelli matematici o proiezioni scientifiche affidabili, sugli effetti che l’installazione del nuovo stabilimento produttivo potrebbe generare sulla qualità dell’aria – al netto della assai probabili “puzze” espandibili in un contesto notevolmente antropizzato – rispetto ad ipotesi di saldi positivi, sotto il profilo ambientale, del tutto generici e non forniti di apprezzabili supporti”.
Infine si sottolinea che “Per quanto sopra evidenziato, risulta necessario che sia ulteriormente approfondito l’eventuale ricaduta che possa determinare la realizzazione del nuovo impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti urbani, sia nell’esercizio iniziale della “lavorazione della frazione organica e conseguente produzione del biometano”, sia nelle fasi conseguenti delle “operazioni per lo smaltimento dei rifiuti che scaturiscono dal predetto processo”, su tutto il territorio sia comunale che limitrofo in fatto, di accentuazione generale dell’inquinamento atmosferico”.
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