A due passi dal centro di Capua si può ammirare la bellissima Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis. L’interesse della Basilica è dato, oltre che dalla sua architettura, anche dal fatto che insiste sull’antico tempio di Diana Tifatina, dea della caccia.
Non si può determinare con precisione quando sia stata edificata la chiesa, ma certamente esisteva al tempo del vescovo di Capua Pietro I (925-938) perchè questi la concesse ai monaci cassinensi per costruire un monastero. Probabilmente fu fondata in periodo anteriore dai principi longobardi che la dedicarono all’arcangelo Michele. Il vescovo capuano Sicone, nell’anno 944 tolse la chiesa ai benedettini in modo violento, come risulta dal regesto di S. Angelo in Formis. Solamente nell’anno 1073 a richiesta di papa Gregorio VII e del principe Riccardo I conte di Aversa, l’abate Desiderio ricostruì secondo un suo progetto la chiesa ed il monastero. Desiderio nel ricostruire la chiesa pensò di darle un diverso orientamento; infatti la precedente era orientata verso Capua Vecchia mentre la desideriana verso l’attuale Capua.
Il portico della basilica occupa parte della gradinata del tempio e la chiesa rispetto al tempio risultò allungata dall’aggiunta delle absidi. In passato alcuni studiosi hanno ritenuto che le colonne del tempio furono probabilmente utilizzate all’interno per costruire la doppia serie di sette colonne che dividono la chiesa in tre navate, mentre la diversità dei materiali utilizzati, che talora si osserva, e da attribuirsi ai vari rifacimenti dello stesso santuario.
Dal portico si accede all’interno della Basilica attraverso una porta bassa e larga, messa in risalto da una cornice di marmo bianco. Sull’architrave della porta è scolpita l’epigrafe che ricorda la grande opera realizzata da Desiderio. Al di sopra dell’epigrafe ci sono due lunette; in quella inferiore è ritratto l’Arcangelo Michele, in quella superiore un affresco raffigurante una vergine orante e due bellissime figure di angeli.
L’interno della basilica è suddiviso in tre navate terminanti in absidi. La navata centrale, più ampia e lunga, è separata da quelle laterali, per mezzo di due serie di sette colonne sostenenti otto archi a tutto sesto. Nel pavimento si scorgono ora i resti dell’antico tempio, ora i mosaici dell’antica chiesa distrutta di S. Benedetto in Capua, ora mattoni di epoca più recente.
Il soffitto in legno, realizzato nel 1927, è stato rimosso per il rifacimento del manto di copertura. Tale soffitto andò a sostituire quello in tela, opera dell’abate commendatario Giuseppe Renato Imperiale, che nel 1732 «adornò elegantemente gli altari, aggiunse i soffitti, e la dotò dei sacri arredi» come si ricava da un’epigrafe del portico non più presente. Prima di tale tela probabilmente la tettoia era a vista. L’altare attuale consiste in un sarcofago romano ricoperto da un basamento di legno. Alla sinistra dell’altare è collocato un pulpito di forma quadrata; la parte anteriore è ornata da un’aquila acefala che reca fra gli artigli il Vangelo aperto. Originariamente il pulpito era rivestito di mosaici ormai scomparsi e fino al 1776 era nel mezzo della chiesa.
La facciata ed il campanile risalgono al XII secolo. L’interesse per la basilica è accresciuto dagli affreschi che ne decorano l’interno costituendo il maggior ciclo pittorico, relativo ai secoli XI e XII, conservato nell’Italia meridionale. Sulle pareti della navata centrale si possono ammirare episodi del Nuovo Testamento, nelle navate laterali episodi del Vecchio Testamento disposti su due registri sovrapposti, suddivisi in riquadri distinti da colonnine di varia forma, mentre nell’abside principale Cristo benedicente con i simboli degli Evangelisti e nella parte inferiore I tre Arcangeli e l’abate Desiderio che offre il modello della chiesa. In controfacciata vi e il Giudizio Universale.
Cfr: www.comunedicapua.it – Foto: Wikipedia.
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