Costruire un Piano di Sviluppo Locale socialmente sostenibile è si molto complesso, ma necessario. La sua complessità si fonda sul metodo che è centrato “sull’importanza dei valori condivisi, sulla preminenza degli interessi collettivi della comunità locale rispetto a quelli individuali, sulla presenza di meccanismi di regolazione sociale, diversi da quelli del mercato, che riconoscono una particolare attenzione al territorio, al ruolo della cultura e delle istituzioni locali, alle relazioni formali e informali tra gli attori, ovvero al loro capitale sociale”.
Costruire un Piano di Sviluppo Locale socialmente sostenibile comporta, pertanto, la creazione di nuovi percorsi di sviluppo, costruiti “dal basso”, con un approccio endogeno, che abbia una ricaduta collettiva e che, soprattutto, abbia alla base il riferimento a due valori fondamentali: “la responsabilità e la solidarietà nei confronti delle generazioni attuali e future, per garantire un ambiente salubre e evitare il degrado e la scomparsa di risorse non ripristinabili”. È dunque fondamentale avere in mente un chiaro modello di sviluppo, definire obiettivi chiari e condivisi, attuare una precisa strategia di azione e fornirsi di modalità attuative ancorate alla realtà locale. In altre parole, “occorre avere consapevolezza che il come fare, con chi fare e perché fare e più importante del cosa fare e permette di dare un senso all’intervento”.
Il coinvolgimento della società locale, il partenariato e l’approccio integrato nell’ideazione del piano di sviluppo sono gli aspetti critici su cui intervenire. Per realizzare scenari sostenibili fondati sulla crescita delle società locali e sulla valorizzazione del patrimonio ambientale, territoriale e culturale propri di ciascun territorio, la popolazione locale deve assumere funzioni dirette nel governo del progetto di sviluppo, attivare forme di esercizio della democrazia e costruire spazi pubblici come luoghi di formazione delle decisioni e delle relazioni di reciprocità. Ciò permette di produrre politiche più efficaci per creare valore aggiunto territoriale, favorendo la crescita della società locale come soggetto collettivo e complesso. L’effettiva partecipazione della comunità locale alle azioni di sviluppo è un fattore che facilita la realizzazione del percorso di sviluppo endogeno, ma solo una effettiva rappresentatività dei diversi interessi locali può promuovere progetti di sviluppo locale condivisi, in quanto gli attori locali devono sentirsi protagonisti, contribuendo alla creazione di beni collettivi locali, capaci di generare benessere per tutti. Per questo motivo è opportuno un rafforzamento delle modalità di coinvolgimento degli attori locali, una più chiara finalizzazione degli interventi allo sviluppo integrato del territorio e una maggiore rappresentatività dei soggetti. Si tratta di cominciare ad attuare nuove forme di governance rurale, direttamente ancorate alle domande provenienti dai soggetti sociali attivi nelle aree rurali.
“Per essere innovativa, la governance richiede un mutamento radicale nella programmazione politica e nel processo decisionale, al fine di riconoscere e attribuire potere ai gruppi rurali locali, alle Ong, agli altri attori sociali. Non può essere attuata dall’Unione Europea o dalle agenzie governative in modo verticistico (topdown), ma solo attraverso la creazione delle condizioni sociali e politiche che sostengano le iniziative indipendenti, facilitando le loro attività di controllo e valutazione sul processo di sviluppo, e riducendo sostanzialmente il peso della burocrazia” (The Budapest Declaration on Rural Innovation).
Altro elemento essenziale è la progettazione integrata, il cui approccio va inteso in senso ampio. Sarebbe una buona norma individuare metodologie e strumenti per la valutazione della sostenibilità sociale dei Piani di Sviluppo Locale. Una valutazione basata sul Business Plan, e quindi strettamente economico produttiva e/o aziendale, può compromettere l’idea di sviluppo complessivo del territorio
Lo sviluppo rurale deve pertanto essere inteso non come ‘prodotto’, ma come ‘processo’ localmente radicato e socialmente controllato, che si determina sulla base di una specifica combinazione di fattori endogeni ed esogeni. Un modello di sviluppo socialmente sostenibile, quindi, dovrebbe prevedere su più azioni, in accordo con gli attori locali, essere capace di rafforzare il sistema delle conoscenze, consolidare le esperienze in corso, potenziare le relazioni tra soggetti pubblici e privati e sviluppare le azioni di supporto al sistema che si sta costruendo.
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