Attraverso il Bando Socio-Sanitario la Fondazione CON IL SUD ha selezionato 11 interventi: 5 progetti per contrastare le nuove dipendenze da gioco d’azzardo patologico e dipendenze dalle tecnologie e 6 progetti per contrastare la povertà sanitaria, fenomeni certamente aggravati dalla pandemia al Sud.
I progetti, sostenuti complessivamente con 4,5 MLN di euro, coinvolgono oltre 120 organizzazioni tra terzo settore, enti pubblici e privati, e prevedono una serie di azioni secondo logiche di prossimità: centri di cura specializzati, supporto psicosociale, punti antiusura, percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, assistenza domiciliare, interventi di telemedicina, distribuzione di farmaci, unità mobili attrezzate, ambulatori, assistenza domiciliare.
Borgomeo: “Ancora una volta il Terzo Settore ha messo in campo le sue migliori energie per rispondere a problemi complessi, individuando e proponendo con competenza sperimentazioni e soluzioni concrete”.
Per sperimentare nuovi servizi e cure contro le nuove dipendenze e arginare la povertà sanitaria nelle regioni meridionali, saranno avviati 11 progetti sostenuti dalla Fondazione CON IL SUD con 4,5 milioni di euro. Oltre 120 le organizzazioni coinvolte nelle partnership, tra terzo settore, enti privati e pubblici. Per la realizzazione degli interventi e per una loro continuità nel tempo, la Fondazione ha chiesto già in fase di pubblicazione del bando la presenza obbligatoria nel partenariato dell’Ente pubblico responsabile dei servizi socio-sanitari del territorio.
“Questa iniziativa ha voluto unire due problematiche purtroppo molto diffuse nelle regioni meridionali – ha dichiarato Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione CON IL SUD. “Abbiamo l’obbligo morale di aiutare le tante persone che, per situazioni economiche e sociali oggettivamente complesse e spesso drammatiche, non riescono neppure a usufruire di un diritto che spesso diamo per scontato, quello di potersi curare. Dall’altra parte, c’è un fenomeno che colpisce sempre più i nostri ragazzi e i nostri giovani, i maggiori fruitori delle nuove tecnologie, e che include dipendenze diversificate che richiedono trattamenti terapeutici dedicati. Ancora una volta il Terzo Settore ha messo in campo le sue migliori energie per rispondere a problemi complessi, individuando e proponendo con competenza sperimentazioni e soluzioni concrete”.
Il contrasto alle nuove dipendenze impegnerà 5 progetti: 2 in Campania (province di Napoli e Caserta), 1 in Sicilia (Palermo), Calabria (Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Crotone), Puglia (province di Bari e Barletta-Andria-Trani). Le iniziative sperimenteranno soluzioni per favorire la prevenzione, il riconoscimento, la diagnosi e il trattamento delle ‘nuove’ dipendenze comportamentali, come gioco d’azzardo patologico e le new technologies addictions (dipendenza da TV, internet, social network, videogiochi), promuovendo il coinvolgimento delle famiglie, fondamentale per la risoluzione del problema, attraverso servizi di supporto psicosociale, punti antiusura, babysitting per i figli più piccoli delle persone che seguiranno questi percorsi.
Le nuove dipendenze richiedono modelli terapeutici differenti rispetto a quelli di chi fa uso di sostanze: saranno quindi avviati servizi ambulatoriali e centri specializzati. Non c’è solo la cura della persona, grande importanza sarà infatti data al suo reinserimento sociale e lavorativo, con servizi di orientamento, corsi di formazione, borse lavoro.
Per garantire le cure necessarie a chi è in difficoltà, saranno invece avviati 6 progetti: 2 in Campania (province di Napoli e Salerno), 1 in Puglia (provincia di Foggia), Sicilia (Palermo) e Calabria (Catanzaro e Reggio Calabria) e 1 che coinvolgerà sia Puglia che Campania (province di Foggia e Benevento). Tutte le iniziative prevedono il rafforzamento dei servizi sociosanitari territoriali, favorendo logiche di prossimità e domiciliarità. Saranno avviati e potenziati ambulatori solidali, l’assistenza domiciliare e gli interventi di telemedicina, la distribuzione di farmaci e materiale sanitario, unità mobili attrezzate. I servizi permetteranno di rispondere alle esigenze di cura di persone che vivono in situazioni spesso drammatiche e che sono difficilmente raggiungibili, come immigrati e senza fissa dimora, e offrendo sostegno anche ai rispettivi nuclei familiari (ad esempio attraverso la costituzione di centri e struttura residenziale dedicata ai familiari di minori ricoverati per lunghi periodi).
Il contesto
1 cittadino su 3 ha difficoltà di accesso al Servizio Sanitario Nazionale per i costi dei ticket e dei farmaci, i lunghi tempi di attesa, le difficoltà a ricevere assistenza, la scarsa informazione e l’eccesso di burocrazia prevista per l’assistenza domiciliare. Per rispondere ai bisogni di cura dei cittadini la spesa per il sistema sanitario dovrebbe essere incrementata tra i 20 ed i 30 miliardi di euro.
Il rapporto tra lo stato di salute della popolazione e la spesa sanitaria per cittadino fa registrare dati preoccupanti soprattutto nel Sud Italia (indice di buona salute 3/10 e spesa sanitaria pro capite di 1.949 euro, a fronte di un indice di buona salute di 6,8/10 ed una spesa sanitaria pro capite di circa 2.500 euro nelle regioni del Nord Italia). Anche i tempi di attesa aumentano con la diminuzione della spesa sanitaria pro capite, passando da una media di 35 giorni nel Centro-Nord (ad esclusione del Lazio) ad una di 70 giorni nel Sud Italia.
La situazione non è rosea neanche sul fronte delle nuove dipendenze. Secondo il Libro Blu 2017 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel 2017 il volume di denaro giocato dagli italiani è aumentato del 6% rispetto all’anno precedente, superando quota 100 miliardi di euro. Quasi la metà della spesa (48,9 miliardi di euro) è relativa a slot machine e VLT (Video Lottery Terminal).
Per quanto riguarda invece la dipendenza dalle nuove tecnologie digitali, uno studio internazionale GfK (Growth from Knowledge) evidenzia che nel nostro Paese la percentuale di chi ammette di avere problemi di dipendenza da tecnologia è del 29%. Le persone maggiormente colpite sono i trentenni (37%) e chi ha un reddito medio-alto (32%) e basso (31%).
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