di Nicola Tavoletta
Da gennaio il Forum ‘015, l’ alleanza in provincia di Latina delle Rappresentanze del mondo del lavoro ispirate dalla Dottrina Sociale della Chiesa, ha organizzato tre incontri per riflettere sul futuro del nostre città. Tre ospiti di caratura internazionale hanno offerto riflessioni perché possiamo confrontarci attraverso il ragionamento, evitando la sterile tendenza allo slogan continuo o al gossip. Zamagni, Persia e Petrini sono campioni internazionali, ce li siamo permessi, quindi ora la nostra ambizione sia alta. Proviamo ad assumere un mandato o una missione rigeneratrice per i destini delle nostre città.
La loro testimonianza sia uno stimolo perché convinciamo i nostri concittadini a scegliere le idealità alle banalità. A riempire con le idealità le nostre progettualità. A gustare le differenze, ad apprezzarle, così da non cadere nelle indifferenze di uno pensiero emergente, non prevalente, ma imponente di chi vorrebbe soffocare la creatività umana tra relativismo ed egualitarismo.
Quella tendenza radicale di un nuovo individualismo intento a negare la bellezza, la gentilezza o le identità quasi come fossero pregiudizi, offese, e non valori. La nostra civiltà si è sempre alimentata sulle migliori espressioni della valorizzazione delle differenze, sulla ricerca della bellezza, sul piacere della gentilezza o sulla soddisfazione della identità. La nostra civiltà si chiama Mediterranea ed è una cultura, uno stile, una dimensione che supera le collocazioni geografiche, addirittura attrae oltre i confini naturali. Quando pensiamo ai destini delle nostre città, della nostra Italia o della nostra Europa, riportiamo il pensiero a quale ruolo abbiano oggi e domani proprio nel “Mare Nostrum”? La nostra storia millenaria è sulle sponde del Mediterraneo.
La questione Israelo Palestinese, quella siriana, le migrazioni, la crescita turca, le evoluzioni della Francia o della Spagna non sono temi locali, ma influenti da Camberra a Toronto. Noi siamo proprio al centro del Mediterraneo, di tutto questo, e ci siamo dimenticati di porci il tema di contestualizzare la nostra comunità nel destino Mediterraneo. In quella che era la Prima Repubblica, non per cronologia, ma per capacità degli interpreti, il tema del Mediterraneo era ben centrato nelle visioni del futuro.
Il progresso sociale era interpretato nella armonia delle relazioni mediterranee ed è naturale che sia così. Questa traccia è inevitabile che i prossimi sindaci di Roma, Bologna, Napoli, Milano, ma anche di Latina, Trieste o Ravenna, la affrontino. Inevitabile perché non farlo sarebbe come guidare una Ferrari con la idiosincrasia alla velocità. Per molti sindaci degli ultimi anni questo esempio calza sulla esperienza fatta. Sulle sponde del Mediterraneo possiamo trovare l’armonia culturale in risposta alle inquietudini sociali, scrivendo il futuro delle nostre comunità.
Commenti recenti